XI.870



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Lettere



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Benedetto Zorzi a Galileo
X.41
1592.12.12


LODOVICO CARDI DA CIGOLI a GALILEO in Firenze.

Roma, 3 maggio 1613.
 
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VII. car. 83. – Autografa.
 
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio.
 
Mando a V. S. le venti dozzine di corde, conforme a quello ch'ella chiede; et per averle buone ho usato cor uno amico quella diligenza che io ho saputo, perch'ella venga servita. Se in altro la posso servire, comandi liberamente.
Fui da il Sig.r Principe Cesi, et ridemmo un poco dello aviso di cotesti babuassi; dei quali se quella immagine somiglia nissuno, lo diano al caso, et non a me, la colpa. Circa alla mia lettera che dice, ella mi ha favorito pur troppo in queste delle macchie del sole le quali ho lette com molto mio gusto. Non lo mostro ancora al Sig.r Don Virgino([1341]), perchè il Sig.r Principe mi disse che io non gniene mostrassi ancora; se bene il Signore così ragionando a caso delle machie del sole, li dissi che V. S. me le haveva fatto osservare([1342]), et che poi V. S. mi aveva detto che io non ne osservasse più, et come me le haveva fatte osservare di quella stessa sua grandezza, et dettomi il modo da farlo: dove egli mi domandò se io l'haveva quivi; et perchè non le haveva, che quando e' mi era comodo le portassi. Non c'è stato occasione. Li dissi ancho ch'ella mi scriveva che faceva non so che intorno alla . Mi disse che lui aveva detto a V. S. che la facesse di rilievo, acciò gli ignioranti o i semplici ne restassino più facilmente capaci, et che V. S. era il primo matematicho che viva; dove fu Mons. Dal Borgo, che non la poteva sentire. Ma lo scuso, perchè è tutto del'Arcidiacano([1343]), il quale mandò qua non so che de' libretti ultimi del Pippione([1344]) contro a quello del'aque di V. S.
Che ella prema nello scrivere queste sua nella nostra lingua, mi piace; ma il consiglio è più per interesso della lingua, che della gloria di V. S. Però vorrei ch'ella le scrivessi, come ò già detto altre volte, et nell'una et nella altra lingua, perchè la latina è comune a tutte le nazioni; et di già la vede che il Velsero quasi gniene accennò improposito del finto Apelle, per intendere queste sue lettere delle machie del sole([1345]). Però et il Nuncio Siderio et tutti fategli ristanpare e vulgari e latini, e suplischa in quello che lei ha manchato; et se delle passate non vole far lei, le mancha da farlo fare ad altri et altrove, et ella rivederli, acciò non siano manchevoli. Fatelo, fatelo, fatelo, et non manchate a voi medesimo, come havete fatto per il passato. Scrivete il vero senza passione et senza curarvi di adulare o cedere il campo alla fortuna, nè per loro ritardate il corso, sebene ci è pippioni come oche: ridetevene, Sig.r Galileo, come dice il Casa:
 
Operar bene, e se ti incontra male,
Alzar la testa e dir: Qual cosa fia;
Perchè la fantasia
Che dal pensiero e da l'affanno è stretta,
Non può producer mai cosa perfetta.
 
Sento com molto gusto, appiè della sua lettera, del Reverendo (alla entrata si può dir Monsig.r Reverendissimo) Piovano di Fagnia: buon pro le faccia, et Dio le dia lunga vita da goderla, et che a noi ancora ne tochi la parte nostra, se però Dio mi darà vita et occasione di tornare costà.
Circha al Sig.re Amadori, le cose sono tanto ristrette, che è una cosa più dificile che non crede, et questo da poco tempo in qua: pure non mi sono ancora abandonato, nè li darò risposta fino a che non sono risoluto o dentro o fuora. Nel resto non ò che dire per ancora, altro che al solito tutto suo; et mi favorischa baciar le mani al Sig.r Filippo Salviati([1346]), al Sig.re Iacopo Giraldi, al Sig.r Micelagniolo Buonarruoti, al Sig.r Nori ed al Sig.r Sertini([1347]), et a' Sig.ri Serristori, che io lavoro per loro. Et con questo le prego da Dio ogni contento, sanità e forza da scrivere per publico benefizio.
 
Di Roma, questo dì 3 di Maggio 1613.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma
 
 
Le corde le consegniai al procaccio detto Chiarino, che parte domattina di Roma per costà. Fatevele dare.
 
 
Aff.mo Ser.re
Lodovico Cigoli.
 
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio Oss.mo
Il Sig.r Galileo Galilei.
Fiorenza.

([1341]) VIRGINIO CESARINI.
([1342]) osservare – [CORREZIONE]
([1343]) Cfr. n.° 778.
([1344]) Cfr. Vol. IV, pag. 213 e seg. [Edizione Nazionale].
([1345]) Cfr. n.° 776.
([1346]) Sialviati – [CORREZIONE]
([1347]) FRANCESCO NORI e ALESSANDRO SERTINI.


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X.49 1593.05.01



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X.50
1593.05.29



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X.65
1599.07.09




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X.71
1600.08.25




Galileo a Michelangelo
X.74
1601.11.20



Galileo a Michelangleo
X.135
1606.05.11



Michelangelo a Galileo
X.174
1608.03.04



Michelangelo a Galileo
X.290 1610.04.14



Maximilian a Galileo
X.354
1610.07.08



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XI.713
1612.06.26




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XI.781
1612.10.12




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XI.798 1612.10.21




Lorenzo Pignoria a Galileo
XI.801
1612.11.23




Lorenzo Pignoria a Galileo XI.816
1612.12.28




Lorenzo Pignoria a Galileo XI.834
1613.01.25




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XI.838 1613.01.28




Lodovico Cardi a Galileo
XI.870
1613.05.03




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XII.1051
1614.10.22



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XII.1271
1617.08.16



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XII.1422 1619.10.10




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1626.08.01




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XIII.1829
1627.07.14



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XIII.1833
1627.08.04



Michelangelo a Galileo XIII.1857
1628.02.26




Michelangelo a Galileo XIII.1863 1628.03.22



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1628.03.29




Michelangelo a Galileo
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XIII.1887 1628.06.06




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1628.06




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1631.03.10




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Lorenzo Petrangeli a Galileo XIV.2221 1631.11.27




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XVI.3331
1636.08.01




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XVIII.4073 1640.11.01