XIII.1876



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Benedetto Zorzi a Galileo
X.41
1592.12.12


MICHELANGELO GALILEI a [GALILEO in Firenze].

Monaco, 27 aprile 1628.

Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. IX, car. 98-99. – Autografa.

Car.mo et Honor.do([949]) S.r Fratello,

Ho sentito minutamente il séguito del vostro male, quale in vero bisogna che sia stato molto pericoloso: laudato e ringraziato sia sempre il Signore Iddio, poi che pure siate ridotto in buono stato; e vi prego in grazia a voler una volta cominciare da dovere a viver regolatamente et astenersi da quelle cose che vi possono generare tante flemme, quali penso vi causino quella molestia tanto frequente delle vostre doglie. Per l'amor di Dio, riguartatevi quanto potete.

Scorgo da la lettera della Chiara, come da l'ultima mia, capitatavi dopo le dui accennatemi, vi siate non poco alterato verso di me, sì che per quest'altr'ordinario m'aspetto sentire da voi una gran bravata; ma spero, poi che voi non m'avete potuto risponder subbito per brevità di tempo, sarete alquanto mitigato, e tanto più che vi saranno comparse altre mie lettere, nelle quali scrivo non tanto straportato dalla passione: e se nostro cognato non m'havessi detto del séguito della cosa (et io, quasi per necessità, fatto drento di me alcune consequenze), ma che la Chiara o voi me n'avessi detto qual cosa, non vi arei scritto in quella maniera. Pure mettasi ciascuno in mio piè, considerando al caso mio: e prima, si pensi la spesa che ò fatto da poi che mi parti' di qua, che mi son pure spogliato d'ogni mia sustanzia, patito tanti disagi e scorso innumerabili pericoli nel viaggio con le mie creaturine, e poi, giunto e stato costà un pezzo, in ultimo, dato e anco ricevuto poco gusto. Ma intendetemi che non parlo dalla vostra persona, perchè sempre mi sono chiamato di voi satisfattissimo, tanto in vostra come fuori della vostra presenza; e se io non ò accettato li vostri amorevoli partiti e offerte, penso haver legittime cause e che ciò non mi possa con ragione essere attribuito a mancamento, sì anco se non inclino a ritornar più costà. Ma quello che sopra tutto mi à mosso a scrivervi in quella maniera, fu l'aver considerato, se voi (che Dio guardi) fussi mancato senza aver determinato le cose vostre, hoimè che rovina sarebbe stata la mia, e in che miseria indicibile mi sarei trovato! Prima, haver perso voi; di poi, speso ogni mia sostanzia: la mia povera brigatina, lontana e priva d'ogni aiuto e conforto, come sarebbe stata stranata e scacciata! dove sarebbero andati li 105 D che vi lasciai contanti! dove li 50 e passa, spesi nella casa di Firenze! E pur che le miserie fussin finite qui, e che non fussi poi convenuto pagar la dozzina di tanti mesi spesati le mie creature, e poi pensar con che aver a far ricondur qu[..] la famiglia! E questo potria essere stato il mio guadagno e aqquisto della mia costà venuta; e se qua e costà haverei dato occasione di far dir di me e farmi beffare, lo lascio considerar a voi([950]): e scusatemi se mi vo figurando queste cose, perchè mi pare non inpossibili a poter essermi incontrate. Ringratio il Signore d'ogni cosa, quale spesso suol mandar qualch'avversità o male per cavarne poi del bene, come appunto è seguito hora con voi, quale forse non pensavi a stabilire cos'alcuna di testamento per un pezzo. Ò dunque sentito con gusto sia seguito([951]), sì che voi et altri averanno questo pensiero di manco. Scusatemi dunque se, vinto da passione, vi ò scritto in quella maniera, di rimandar la C[hiara], quale, come per altre lettere poi averete inteso, se la giudicate appreposito per vostro governo, e che vi sia cara, resti pure da voi, et a me non parrà strano pa[tir] incomodo per amor e servizio vostro, pure che siate sodisfatto, e non intendo voler mancare a quanto una volta mi sono esebito; e poi che pare che in altra maniera non si sieno potute concertar le nostre cose, bisognerà contentarsi di così, credendo che questa sia la divina volontà: et in somma io non veggo altro, solo che quando mi dovessi trasferir per istanziar costà senza haver esercizio e avviamento alcuno, mi pare che marcirei ne l'ozio et consumeria di malinconia. Attenderò sentire il vostro parere; sperando non mi darete tutti i torti.

Di Albertino sento con dolore che il suo sonare vadia in dietro, e bisogneria, se possibil fussi, rimediarci; e con l'occasione della venuta qua del Ser.mo G. Duca, che arriverà qua sabato, vedere di parlar al S.r Cont'Orso([952]), e significarli come per legittime cause non disegno così tosto passarmene a Firenze, e che saria necessario che S. A.za se continua a voler il figliuolo per suo servitore, di trovar modo di somministrarli maestri, acciò si tirassi ne l'inparare inanzi, poi che così si scorderia in breve quel poco che egli sa; e li toccherò di Vincenzo, quale a Roma fa progresso notabile, e, secondo l'occasione mi darà il ragionamento, parlerò, il meglio che io sappia: et con altra vi darò intero ragguaglio del seguito, acciò voi costà possiate tanto meglio poi trattare con coteste AA. questo negotio. Io sentirei con gusto che il figliuolo andassi a Roma; et in tanto bisogneria, se non vuole studiare, che lo facessi staffilare da sua madre alla vostra presenza, acciò non andassi il tutto in rovina. La vostra considerazione circa il mandar costà il precettore si confronta totalmente con la mia, come con altre mie lettere haverete già visto, e per questo non ci farò sopra altro discorso.

Circa quel particolare scrittovi di Bologna, dove dicevo pensare havervi alleggerito il fastidio per la mia di costà partenza, il senso mio s'indirizava, poi che alcune volte ne' nostri discorsi posso havervi dato poca sodisfazione; et in particolare sapete che, per non haver io accettato quella parte della vostra provvisione che mi offerivi volere assegnare quando io mi fussi risolto fermarmi del tutto costà, mi dicesti che ciò vi recavi a ingiuria, come anco l'abborimento del poter stanziare a Firenze senza di voi: cose a l'ultimo che mi pare, quando fussino prese per quel verso che l'intendo io nel mio cuore, forse non ne meriterei tanto biasimo; e se sono così nelle mie cose dubbio e anbiguo, bisogna scusarmi, perchè in vero son pieno di confusione, et in somma il mio intendimento è debolissimo, come ben sapete, nè si estende più oltre, e bisogna (come dice il proverbio) pigliar l'amico col suo difetto: basta bene restar sicuro che in me non troverrete mai inganni nè fraudi, e che son tutto pieno di buona e sincera mente.

Ho sentito che avete hauto piacere che io abbia levata la Mechilde da quelle monache. La causa principale è stata perchè le maestre in latino sono poco suffizienti, e più à dimenticato che inparato: l'altra causa è stata, che havendo (penso) preso esse orgoglio sopra la figliuola, per essere esente del pagare la dozzina, volevano che mettessi le mani in cose attenenti solo alle più vile e inferiori serve. Ciò inteso, l'ò cavata subito fuora, sì che ò volsuto che quelle Reverende vegghino che tengo più conto delle mie creature di quello forse pensavano. L'ò volentieri appresso di me, et essa altrettanto gode essere da suo padre e zia: séguita il latino, inpara a sonare di strumento e di liuto, sì che questa compagnia mi alleggerisce assai il travaglio, e ce la passiamo con buona pace e carità. Il denaro che mi desti per conprar li smanigli alla Mechilde, quando sono arrivato a Venezia et inteso la grossa spesa mi conveniva fare nel viaggio, fui necessitato valermi di quel denaro: qua poi ò supplito, e ò compro dalla Massimiliana quelli che già gli donò la Ser.ma Alberta. Costano qual cosa di più, ma poco inporta, perchè si è avanzato la fattura. Ve ne rende essa Mechilde con tutti noi nuove e infinite grazie, e non manca pregar Iddio per voi.

Ho caro sentire che la Chiara si sia per purgare, e veder si raqquisti la sanità: Nostro Signore gnene conceda la grazia. Di Vincenzo intendo con gusto faccia profitto; e il P. D. Benedetto aspettassi in breve la rimessa di 3 semestri, per rinborsarsi di quello à speso per esso. Ma qua ogn'ordinario si sentono lamenti del S.r Crivelli, e scrive che il figliuolo patisce; e sapendosi in Roma che questo Ser.mo lo spesa, viene a intaccarsi la sua reputazione, e mal per me se ciò venissi a l'orecchie di S. A.: quanto ne patirei io! Però vi prego a provvedere il denaro senza più indugio, poi che a quest'effetto vi consegnai li 105 D in contanti, e ò bisogno di esser lasciato per qualche tempo un poco respirare; e benissimo potevo rispiarmar tutte quelle spese che ò fatte, senza denudarmi sì prontamente d'ogni havere: e comodamente vi potevo rispondere, quando mi scrivesti, avanti la mia costà venuta, che non mi facevi provvisione di denari per il viaggio, perchè credevi che io dovessi cavar tanto de' miei arnesi di casa che suplissi per detto viaggio, dico vi potevo (come sicuramente stimo avessi fatto ogn'altro) rispondere che il disfar la casa non mi pareva cosa approposito, poi che non potevo esser certo di haver a incontrarmi in partito tale di potermi fermamente accasar costà; sì che in tal caso saresti stato necessitato a mandarmi il denaro per il viaggio (ogni volta però che a voi fussi piaciuto la mia costà venuta). Sono stati i primi denari, spesi nel viaggio e poi costà in quelli primi mesi, passa 400 fiorini, nè vi dico bugie; dopo ne son venuti altri 400; e tutti ò lasciati costà: voglio inferire, che quando io avessi detto di non haver denari, bisognava pure che voi vi quietassi. Ma io non so nè posso dissimulare, se bene credo non haverei fatto peccato quando vi havessi tenuto, quel poco che havevo, celato; ma io me ne vo alla reale e buona, senza pensar più oltra, e perciò non vogliate che io resti più aggravato e sconcertato di quello che sono. Nè forse mi vogliate dire che ancor voi havete speso e spendete giornalmente per i miei, chè lo so benissimo; ma bisogna in gratia considerare il vostro e mio stato, e che se volessimo mettere in disputa i nostri interessi, so che la perderei; e sapete che io ò bisogno d'esser aiutato da voi, e non voi da me, e credo che la vogliate per questo verso. Ma in somma delle somme fin ora non ò ricevuto altro che spesa, disagi grandissimi e travagli di mente inmensi: però vi prego a far un poco di reflessione e considerar se parlo con ragione([953]) [..............] Perdonatemi se troppo liberamente io dicessi il mio concetto; e se non vi piacessi così, ditemelo, che volentieri mi lascerò correggere et accetterò in buona parte i vostri avvertimenti. Altro per hora non ò che dirvi; solo replico che circa la Chiara, piacendovi per vostro governo, ve la lascio liberamente, et sentirò con gusto che vi serva bene, come spero pur che non venga da altri strapazzata, perchè ciò, risapendolo, mi saria inpossibile il tollerarlo. Di voi resta sodisfattissima, e desira sommamente che voi altretanto restassi di lei. Io con la Massimiliana e Mechilde di vivo cuore ci raccomandiamo a V. S., come alle monache, Sig.re Barbera e Caterina([954]), dolendomi di questa della perdita del S.r dottore, suo carissimo amante, sì che Filippo dev'esser tornato più in gratia che mai, e mi par di vederlo tutto raffazonato et aspettar quel felice giorno di S. Martino, per far le nozze, con grand'affanno. Al S.r Antonio e S.r Abundio mille saluti; e Nostro Signore vi conceda ogni bene.

Di Monaco, li 27 d'Aprile 1628.

Di V. S.

Aff.mo e Oblig.mo Frat.lo e Ser.re

Michelag.lo Galilei.

([949]) Hnor.do – [CORREZIONE]
([950]) Le linee che comprendono da Ma quello a lo lascio considerar a voi sono segnate in margine con virgolette.
([951]) Abbiamo ricercato diligentemente, ma senza frutto, le disposizioni di ultima volontà, che GALILEO avrebbe preso durante la malattia del marzo 1628.
([952]) ORSO D'ELCI.
([953]) Dopo questa parola è tagliata la metà inferiore della seconda carta della lettera. Il tergo della parte tagliata conteneva probabilmente l'indirizzo.
([954]) Cfr. n.° 1860 e n.° 1863.


Livia Galilei a Galileo
X.49 1593.05.01



Guilia Ammannati a Galileo
X.50
1593.05.29



Mercuriale a Galileo
X.65
1599.07.09




Galileo a Guilia Ammannati
X.71
1600.08.25




Galileo a Michelangelo
X.74
1601.11.20



Galileo a Michelangleo
X.135
1606.05.11



Michelangelo a Galileo
X.174
1608.03.04



Michelangelo a Galileo
X.290 1610.04.14



Maximilian a Galileo
X.354
1610.07.08



Michelangelo a Galileo
XI.522 1611.04.27



Giovanni Roffeni a Galileo XI.592 1611.10.11



Galileo a Lodovico Cardi XI.713 1612.06.26



Lorenzo Pignoria a Galileo XI.781 1612.10.12



Lorenzo Pignoria a Galileo XI.781
1612.10.12




Michelangelo a Galileo
XI.798 1612.10.21




Lorenzo Pignoria a Galileo
XI.801
1612.11.23




Lorenzo Pignoria a Galileo XI.816
1612.12.28




Lorenzo Pignoria a Galileo
XI.834
1613.01.25




Francesco Rasi a Galileo
XI.838 1613.01.28




Lodovico Cardi a Galileo XI.870 1613.05.03



Michelangelo a Galileo
XII.1051
1614.10.22



Michelangelo a Galileo
XII.1271
1617.08.16



Michelangelo a Galileo
XII.1422 1619.10.10




Benedetto Castelli a Galileo
XIII.1791
1626.08.01




Michelangelo a Galileo
XIII.1805 1627.01.06



Michelangelo a Galileo
XIII.1815 1627.05.05



Michelangelo a Galileo
XIII.1829
1627.07.14



Michelangelo a Galileo
XIII.1833
1627.08.04



Michelangelo a Galileo XIII.1857
1628.02.26




Michelangelo a Galileo XIII.1863 1628.03.22



Michelangelo a Galileo XIII.1867
1628.03.29




Michelangelo a Galileo
XIII.1870 1628.04.05



Michelangelo a Galileo
XIII.1876 1628.04.27




Michelangelo a Galileo
XIII.1887 1628.06.06




Michelangelo a Galileo
XIII.1893
1628.06




Michelangelo a Galileo
XIII.1895 1628.07.05



Michelangelo a Galileo
XIII.1899 1628.08.23



Benedetto Castelli a Galileo XIII.1908
1628.11.17




Lorenzo Petrangeli a Galileo
XIV.2091
1630.12.11




Lorenzo Petrangeli a Galileo XIV.2110
1631.02.06




Aurelio Gigli a Andrea Cioli
XIV.2161
1631.03.10




Maria Celeste a Galileo
XIV.2119 1631.03.11



Lorenzo Petrangeli a Galileo XIV.2221 1631.11.27




Alberto Cesare a Galileo
XVI.3331
1636.08.01




Alberto Cesare a Galileo
XVIII.4073 1640.11.01